Aporofobia di Fabrizio Mitidieri è un’opera concentrata su di una profonda riflessione sulla forma della vita più vera e necessaria che più comunemente viene detta povertà. Non dunque una povertà materiale, ma una più invisibile e difficile da riconoscere, che mette le sue radici nell’esistenza dell’uomo nel mondo. Nel nostro modo di pensare moderno, cosa sia la povertà e i problemi relativa ad essa, questo aspetto più nascosto viene spesso ignorato e per mano di questa mancanza, il fine comune si focalizza, anche nel discernere ciò che è un valore da ciò che non lo è, su quella cosa che nell’immediato riesce a dare una ebrezza illusoria di ricchezza, che però non distoglie e non risolve affatto il problema reale della povertà. La ricchezza è qualcosa di diverso da quella materiale? Non di solo pane si nutrono gli uomini, e l’opera si propone di risolvere il quesito riscoprendo il vero e grande potenziale dell’uomo nel mondo.la narrazione originale e semplice, a tratti anche banale e frenetica si concentra sulla drammaticità dell’autore, che a sua volta confeziona il prodotto letterario nella stessa visione del senso comune. Una volta assorbito, l’autore intreccia, compromettendo se stesso, attraverso un prototipico senso critico, la realtà della realtà superficiale, che a sua volta viene espressa attraverso la disillusione dell’ambizione del mondo. La metafora dell’irrealtà della passeggiata in una realtà anticulturale, seppur ipocritamente acculturata superficialmente, scuote il lettore in ogni direzione, così come l’operetta drammaticamente evidenzia la realtà, attraverso la figurazione degli ambienti moderni, che tanto coerente con la struttura ideale e sociale non appare d’essere. Così le riflessioni nelle passeggiate diventano complesse, contraddittorie, pesanti nell’elaborazione interna dell’autore,tanto da riflettere la realtà della realtà superficiale. Dagli infiniti polisensi, nell’operetta critica, vivace e a tratti ironica, viene rivelata poi la vera paura che germina sotto il velo di una società socio-scientifica e mondana. La profonda paura di conoscere se stessi, comportando così l’allontanamento dalla propria essenza. Sicuramente vi è di più.
Aporofobia di Fabrizio Mitidieri è edito da Nonsolopoesie Edizioni e lo si può trovare in tutte le librerie fisiche e digitali e anche su https://www.nonsolopoesie-shop.eu/product/12102426/aporofobia
“Ascoltate la mia storia e sussurratela piano in respiri assenti. Sono solo echi di canti muti che solcano l’anima” Con questa citazione , Federico Pasquetti, autore della silloge poetica “Echi di Canti Muti”, già ci introduce all’interno del suo percorso poetico, in quanto sono proprio i canti muti, che provocano quel silenzio assordante fatto di incomunicabilità tra gli esseri umani dell’era moderna. L’autore con lucidità e umiltà d’animo esplora proprio la difficoltà nel comunicare, fatta di silenzi quotidiani che ci isolano dal comune sentire, dove non rimane nulla di noi ad eccezzione degli echi lontani che nulla possono fare , le nostre orecchie non vogliono sentire e al nostro cuore non arriva il canto di gioa, disperazione, paura e tutti gli altri sentimenti di cui l’uomo è dotato ma che pare non sia più in grado di usare. Una silloge introspettiva, un viaggio dove il lettore viene accompagnato all’interno di una visione di idee pulsanti di vita, ma anche di domande, forse senza risposta, a volte cadendo nell’oblio di sentire la sconfitta…” cedemmo per un pezzo di pane e la notte nel letto a contar le briciole. Stendemmo l’anima al chiodo delle abitudini per non sentir quel grido silente come se salvarsi fosse una possibile scelta“(Svendita pag.23). Ed è proprio quel grido silente che non riesce a permeare il sentire. Dunque se la parola e il verbo falliscono, l’ immagine visiva, l’urlo del silenzio allora, forse loro potranno fare breccia nell’animo umano e dunque è proprio la fotografia, il fissare l’immagine nell’eterno, uno scatto di vite quotidiane ad accompagnare le parole del poeta, certo ma quale poeta, il farneticante pensatore o il lucido analista del suo tempo. Federico Pascquetti è senza dubbio dotato di notevole immaginazione e di sentimento che traduce nel linguaggio popolare i suoi canti lirici, capace di infondera con la sua opera una certa dose di fantasia realistica ma anche di bellezza, originalità ed efficacia di creazione. …io sono l’eccezione l’imperfezione è il mio canto .Vivo dove l’ombra declina in luce, ala confine del mare…(Poeta pag.51) Il suo percorso poetico è una esplorazione del vivere comune e se vogliamo una attenata analisi di questa società contemporanea, sorda, muta, cieca e di cui altro non resta che gli echi, di questi canti che resteranno muti, fino a quando non daremo risposte a domande vitali. Io so cosa non sono/lo vedo nei giudizi arroganti/e nei vostri sguardi violenti/…(Chi Sono? pag.50).Un percorso a doppio binario, anima realtà fantasia si mescolano in un “melange” fatto di amore, speranza, e le immagini corrono e si travestono da attimi di vita da dove fluiscono parole. Una raccolta sillogica da leggere attentamente, riflettendo sugli stimoli e le tracce che il poeta semina come mollichine per far si che il lettore raggiunga il centro del pensiero. Massimo Pescara
Questa opera è stata pubblicata nel 2023 da Nonsolopoesie Edizioni si trova in vendita su tutte le librerie digitali e ordinabile in quelle fisiche per saperne di più vai su www.nonsolopoesie-shop.eu
Il mese di luglio del 2023 darà alla luce, a cura di Nonsolopoesie Edizioni una raccolta di Poesie-prose e parole di Asia Streparola, giovane autrice milanese destinata a farsi notare nel panorama editoriale come una nuova voce poetica e prosaica. La scoperta di questo talento è dovuta all’opera della scrittrice oltre che editor Antonella Spinosa che da anni collabora con la casa editrice. Il titolo Kintsugi è già portatore di rivelazioni riguardo il piano narrativo dell’opera che ora vedremo nel dettaglio per poter comprendere meglio il messaggio veicolato dall’autrice. Il temine kintsugi risale alla cultura giapponese del XV secolo ed è una tecnica di restauro di oggetti prettamente di ceramica, riempiendo le pieghe e le crepe provocati da usura o da rotture accidentali, di Uruschi, una resina di una pianta autoctona del Giappone mischiata a farina di riso, poi depositando una linea d’oro sopra il punto di frattura dell’oggetto. La riparazione è visibile ed evidente ma inpreziosita dalle linee d’oro lungo le fratture. Il termine infatti significa letteralmente riparare con l’oro, da “Kin” (oro) e “tsugi” (riparare), riportando l’oggetto medesimo a nuova vita e valorizzato, non più uguale a prima ma diverso e quindi autentico. La tecnica è molto complessa e lunga e si svolge in più fasi ma alla fine risulta una vera e propria opera d’arte, nelle quali le crepe, che in precedenza erano punti “fragili” da nascondere, vengono valorizzate con l’oro. Partendo da questo punto si apre tutto un percorso sistemico-relazionale che coinvolge la persona, e come un oggetto rotto che tendiamo a disfarcene in quanto considerato danneggiato qiu ndi inutile, allo stesso modo tendiamo a considerare le nostre imperfezioni fisiche e le nostre fragilità come un qualcosa da tenere nascosto agli occhi del pensiero dominante, quando riveste grande importanza il bisogno di sentirsi accettati, così riveste altrettanata importanza il bisogno di accettare le proprie diversità in quanto sono queste a renderci unici, anche se questo può rappresentare ancora un tabù. Nel nostro modello societario, il successo personale è associato ad una idea di forza, di perfezione, e nell’idea dominante vi è la convinzione che le imperfezioni rappresentino un sintomo di debolezza, di sconfitta personale. Il Kintsugi è metafora calzante di psicoterapia, dove le nostre imperfezioni ,limiti e fragilità possono diventare occasione di riscoperta di noi stessi, attraverso proprio un percorso di “riparazione” verso un cambiamento che valorizzi le nostre risorse, facendo in modo che noi diventiamo un oggetto unico e prezioso, promuovendo un percorso di creascita, diventando consapevoli di noi stessi. L’opera Kintsugi di Asia Streparola rappresenta tutto questo, una crescita attraverso la scrittura poetica, suddivasa in tre fasi, quali sono le sue fasi di vita che l’anno portata ad una consapevolezza personale proprio dei sui limiti e fragilità, facendola diventare unica e preziosa come artista e come persona. Giovane autrice di ventidue anni, chiaramente non stereotipata come gran parte dei giovani della sua generazione 2.0 o generazione zeta , come si usa dire oggi, dove un vuoto di valori e per non dire molte volte, una totale assenza dei medesimi spingono giovani youtuber a servirsi del mezzo informatico per fare cassa con imprese strabilianti ed improbabili, seguiti da milioni di altri giovani simili e vuoti come loro, convinti che la vita sia questa, tra il serio e il faceto, tra il virtuale e l’improbabile, uno sfoggio di muscoli mediastici dove non vi è spazio per l’amore e i sentimenti, solo denaro facile. Asia Streparola ci propone un modello diverso, un modello di crescita e consapevolezza, anche sul proprio futuro, senza dubbio imperfetto ma reale, dove proprio la nostra imperfetta autenticità e unicità sono un bene prezioso che ci rende consapevoli delle nostre scelte di vita.
Dalle pagine di questo sito vorrei mettere in evidenza l’importanza di quelli che vengono definiti “Blogger” e che attraverso uno strumento personale di comunicazione detto “Blog” creano e divulgano notizie in ogni settore economico sociale di questa nostra società. Un blog, come recita Wikipedia, ” …è un sito web personale concepito principalmente come contenitore di testo, inteso come organo di informazione indipendente e il suo termine è la contrazione di web-log ovvero diario in rete”. Voglio attirare l’attenzione del lettore su di uno in particolare, www. diaridipalude.it. Il nome a cui un gruppo di giornalisti, specializzati in cultura a tutto tondo, quindi non solo libri ma anche fotografia e arte in generale, ha dato al loro strumento di divulgazione, merita un commento . Sono pagine, come i loro autori affermano, “che raffiorano come da una palude intrise di melmose sensazioni”. Parliamo di associazioni di idee che emergono improvvisamente riportando in superficie i ricordi, un invito alla lettura e alla scrittura proprio alla stregua di un diario, costante e quotidiano. Le finalità, attraverso le segnalazioni letterarie sono appunto di diffondere la scrittura,ma sopratutto la lettura, perche si sappia, prima di imparare a scrivere bisogna imparare a leggere, come prima di imparare a parlare sarebbe utile imparare ad ascoltare. Ascoltare proprio le voci di chi ha messo nero su bianco la propria vita, le proprie sensazioni, emozioni, sentimenti ed aspettative, chi si è messo in gioco provando ad esprimere concetti scrivendo. Questo è il mondo tanto fantastico quanto “melmoso” dello scrittore emergente al quale e ai quali DIARIDIPALUDE dedica uno spazio apposito. Ma non parlo solo di scrittura e di scrittori emergenti, parlo semplicemente di emergenti, in tutte le forme e specialistiche artistiche, quindi oltre alla scrittura anche la fotografia, arte sublime dove uno scatto può rappresentare una autentica poesia di vita, una istantanea dell’anima vista con gli occhi dell’artista. Sono andato a visitare questi nostri amici proprio in casa loro, sul loro diario di palude, e non ho potuto fare a meno di notare le apposite sezioni dedicate proprio alla scrittura e alla fotografia emergente ma in questo luogo trovano spazio anche le piccole e micro case editrici emergenti anche loro. Lo staff ben gradisce le collaborazioni con queste piccole realtà e non disdegna a loro udienza. Una cosa mi ha colpito in modo particolare, la totale assenza di recapiti personali, insomma nessuno appare come persona e incarico all’interno del blog e come recapito vi è solo un indirizzo di posta elettronica oltre alle pagine social, questo forse per pudore o più semplicemente per lasciare libera interpretazione a chi segue queste pagine. Questa avventura nasce nel 2015, proprio come una sorta di diario,un luogo su cui prendere appunti o annotare impressioni ed emozioni dopo aver letto un libro, ed in ogni caso il blog è aperto a tutti, chiunque abbia qualcosa da dire su argomento cultura può intervenire nel rispetto della linea editoriale del blog ampliamente illustrata dai suoi fondatori. Segnalazioni letterarie dunque e anche segnalazioni di eventi in giro per il mondo. La missione di DIARIDIPALUDE sta anche in questo, un contenitore di artisti emergenti e perchè no, anche affermati, dove parole, grafica, musica e fotografia e molto altro trovano spazio di condivisione con lettori e sostenitori fuori dai classici”circuiti”, ma semplicemente percorsi, strade e cammini condivisi.
Poesia, Lirica, Prosa, le differenze che rendono uniche questi tre tipi di componimenti nel panorama letterario generale, con uniche eccezzioni fatte per chi di tali opere si nutre, ci si rende subito conto che non sono note a tutti. Questo è dimostrato dai numerosi manoscritti che arrivano alle case editrici, elaborati presentati come silloge poetiche ma che in realtà sono per lo più prose e liriche. Questo non toglie nulla alla pregievolezza e alla qualità di un elaborato, ma per l’amor del cielo, chiamiamo le cose con il loro nome e per farlo è indispensabile conoscerne le differenze, anche in modo sommario e breve, ma ragioniamo per conoscenza di causa. La poesia è un componimento in versi che deve rispettare una metrica, ed è una diffusa forma di espressione linguistica che viene regolata appunto, da precise norme metriche ed esigenze ritmiche. La poesia presenta solitamente delle rime ed una quantità imprecisata di figure retoriche, come ad esempio le metafore, similitudini anafore ecc. Di conseguenza porta nel suo dna alcune qualità della musica come ad esempio la suddivisione in strofe e la ritmica, infatti la poesia oltre alla metrica ha un ritmo narrativo tutto suo. La poesia riesce a trasmettere emozioni e stati d’animo in modo evocativo, molto di più del componimento prosaico. Il componimento prosaico non è scritto in versi ma in righe lineari per esteso e non si dividono in versi ma in paragrafi e non è sottoposta alle regole della versificazione e si presenta infatti sotto forma di testo lineare e privo di rime.a qui si può affermare che un racconto o un romanzo altro non è che una prosa come ad esempio “I Promessi Sposi” del Manzoni. Parlando di brevi componimenti, quando non presentano rime e non sono forniti di versi allora si può parlare di prosa anche se presenta trenta righe. La lunghezza del componimento fa scattare la convinzione che sia l’unico elemento di valutazione e di differenziazione ma come abbiamo visto non è così e molti creano confusione nel classificare il componimento. Per quanto riguarda il testo lirico, è un testo generalmente in versi, normalmente brevi, ed esprimono sentimenti ed emozioni. Le parole sono distribuite con una precisa spaziatura nella pagina e anche gli spazi bianchi hanno un loro motivo e valore, stando a significare il silenzio della parola. Il testo prosaico usa le parole con un valore denotativo, il testo lirico le usa come valore connotativo. Quindi l’autore del tetso lirico è il poeta(connotazione precisa)l’io lirico, cioè la voce lirica della poesia(altra connotazione) dove poeta e lirico possono coincidere. L’interlocutore, è quel “tu” a cui “l’io lirico” si rivolge all’interno della poesia, il “destinatario” è il lettore reale. Per i testi lirici il lettore reale è una figura attiva e contribuisce alla interpretazione del testo. Il senso connotativo è dato da alcuni elementi che sono:
Il titolo della lirica- Spaziature- parola chiave- campo semantico e campi semantici oppositivi- coppie oppositive come luce e buio- figure retoriche- e la memotecnica cioè la tecnica per sviluppare la memoria. Per approfondire su queste pagine visitare il sito all’articolo www.nonsolopoesie.org/parlando- di-poesia/ scritto sempre da me.
Oggi la festa della donna ha perso il suo valore iniziale, anche se vi sono numerose organizzazioni femminili che perdurano nel loro sforzo di divulgazione e focalizzazione dei temi principali delle rivendicazioni del mondo “donna”. Mi riferisco ai temi di più stretta attualità come la violenza di genere, il divario salariale ad esempio, tutti temi reali, attuali e la loro regolamentazione se non il totale annientamento di ogni differenza di genere, sarebbe per inciso un atto degno di un paese civile. Ma com ogni anno, come tutti gli anni, molte donne considerano tale giornata, come l’occasione per uscire da sole con le amiche, lasciando mariti, compagni, fidanzati figli e quant’altro per concedersi una serata di “libera uscita” e magari concedersi qualche “sfizio” che normalmente non si concederebbero. A dimostrazione di ciò vi è tutto un pullulare di locali che organizzano il businnes per le signore in odore di libera uscita. Bene vorrei ricordare che l’8 Marzo è una ricorrenza storica, dove donne operaie e lavoratrici sono morte bruciate come le streghe mediovali affinchè le future generazioni possano accquisire quella libertà economica, intellettuale e professionale che ora vige per lo meno a livello legislativo ma a livello pratico e quotidiano siamo ancora molto lontani. Parlare di festa non è del tutto corretto, questa è una giornata dedicata al ricordo e alla riflessione sulle conquiste politiche e sociali del genere femminile e come minimo bisognerebbe riflettere su questo e dedicare non ad attività ludiche ma al significato storico di questa data e al significato attuale, mi sento in dovere di ricordare alcuni dati storici al riguardo. Se parlare di festa non è storicamente corretto, allora parliamo di Giornata internazionale della donna. Per molti anni si è fatta risalire ad una tragedia risalente al 1908 che avrebbe avuto come protagoniste proprio delle operaie della Cotton di New York industria tessile statunitense dove un terribile incendio provocò la morte delle operaie, le quali furono vittime del rogo che si narra fosse stato ordinato proprio dal padrone contro le lavoratrici che protestavano per la condizione femminile in fabbrica, anche se tale ipotesi non è mai stata provata. Vi fu poi sempre a New York ma nel 1911, un altro terribile incendio, dove perirono 146 persone fra cui molte donne. Ma i fatti che portarono all’istituzone della festa della donna ha più un impronta politica che di lotta, anche se sempre legata alla condizione femminile, primo fra tutti il diritto di voto. Il novecento è ricco di avvenimenti che hanno portato alla lotta per le rivendicazioni femminili e al all’istituzione dell Giornata internazionale delle donne e l’occasione più importante risale al VII congresso dell II Internazionale socialista di Stoccarda dal 18 al 24 agosto del 1907 dove si discusse della condizione femminile e del suffragio universale con il voto alle donne. Due anni dopo in America il partito socialista decise di dedicare una manifestazione per il voto alle donne e la prima giornata della donna porta la data del 23 febbraio 1909. In Italia la prima giornata della donna si è svolta nel 1922 ma il 12 marzo e non l’8. Nel Settembre del 1944 viene istituito a Roma l’UDI unione donne italiane e si è deciso di celebrare il successivo 8 marzo la giornata della donna nelle zone liberate d’Italia. Solo nel 1946 è stata introdotta la mimosa come simbolo di questa giornata, fiore di stagione e poco costoso. In Italia il primo e vero movimento femminista vede la luce solo negli anni ’70 e proprio l’8 marzo 1972 in Piazza Campo dei Fiori si è svolta la manifestazione della festa della donna durante la quale veniva chiesto il diritto all’aborto. Il 1975 viene proclamato dalle Nazioni Unite l’Anno Internazionale delle Donne e durante tutto l’anno i movimenti femministi di tutto il mondo hanno manifestato per ricordare l’importanza dell’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne. Concludendo si può dire che la Festa della Donna ha le sue origini legate all’inizio del Novecento e per alcuni anni fu celebrata in date diverse ma l’8 Marzo divenne la più diffusa in seguito alla Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste del 1921 e alla decisione presa in quella sede di istituire la Giornata internazionale dell’operaia. Forse, a mio avviso, sarebbe fondamentale ricordare tale data non come una giornata di divertimento ma una giornata di riflessione, in quanto a tutt’oggi motivi di divertimento non ve ne sono ancora. Le donne rimangono ancora discriminate nei luoghi di lavoro a tutti i livelli e in tutti i settori, non esiste parità salariale anche per professioni e incarichi di grande responsabilità, i numerosi tabù di cui la nostra società ancora si nutre, ostacolano ogni progresso culturale, la violenza di genere domina le cronache dei nostri giorni, eppure vi è ancora qualcuno, forse troppi che l’8 marzo si va a fare una pizza !
Parole come note armoniche su un pentagramma verginalmente bianco, aprono questo libro di rara bellezza e potenza evocativa. L’autrice, Enza Salpietro, con pennellate auliche accompagnate da splendide foto, riesce a narrare con delicatezza e maestria unica, la storia di famiglie che si conoscono da tempo. Legami amorevoli che si sfilacciano in avvenimenti tipici di ogni esistenza umana. Amicizie che diventano infatuazioni, passi falsi, desideri di fuga per poi tornare lì, nella fiaba che si amava di più da bimbi: Casa, che non è dove si è nati, non solo almeno, ma è dove il cuore ha messo radici. Anche i nomi dei protagonisti, così diversi eppure così quasi familiari, permettono di leggere questa piccola opera di una novantina di pagine con un animo sereno e una bellezza stilistica unica. quasi una esperienza purificatrice. Una grande poesia in prosa, una storia che,come detto,si dipana per anni, un narrato che è il vissuto, particolare di queste persone, vere? Chi lo sa,loro sanno solo che alla fine hanno compiuto scelte tali che le hanno portati a quel punto e gli sta bene così. Il ritrovamento fatto da bambini, un dono per ognuno di loro, significativo poi, quasi delle loro vite subito dopo.Tre anime viaggiatrici, trasmigrazioni di paesaggi, il lettore cammina mano nella mano con l’io narrante della Salpietro, scoprendosi sempre più attento e avvinto nelle spiredi una storia che dimostra per tutto il suo dipanarsi, l’amore per la terra Natia, la Santa Trinacria. Questo immaginifico incastrarsi di anime è quasi sublime nel suo trasformarsi capitolo dopo capitolo. Quando si arriva alla fine si sorride nella commozione, e si rimane lì, sorpresi da questa fine che è sì inaspettata, ma sotto sotto intuibile, desiderabile diciamo. Un bellissimo testo che occorre leggere anche e sopratutto quando si è in dubbio su che svolta prendere nella propria vita, sia sul piano reale sia su quello professionale.
Come presentare un manoscritto ad una Casa Editrice con la speranza che non venga immediatamente cestinato, è una delle tante domande che affollano la mente di ogni autore che si trova tra le mani la sua opera finita, o almeno crede che lo sia. Il dilemma, non è rappresentato solo dal come proporlo, ma anche a chi, proporre la propria opera che sicuramente è costata sacrificio e impegno. Per sgomberare il campo da ogni dubbio, bisognerebbe evitare le case editrici a pagamento (EAP), queste non solo non vi aiuteranno a progredire nella difficile arte della scrittura ma vi spilleranno inutili quatrini, illudendovi di aver scritto un premio Strega che deve essere solo publicato e una volta fatto vi abbandoneranno a voi stessi, in quanto loro hanno già guadagnato sulle vostre tasche e anche sulla vostra pelle e non gli interessa promuovere, pubblicizzare e valorizzare il vostro libro, tutto quanto lecito senza dubbio ma l’Editore e l’editoria sono altra cosa. Detto questo la ricerca va indirizzata verso una vera e propria casa editrice, piccola o titolata, ma comunque una casa editrice. Riconoscere una Eap non è difficile,una volta ricevuto il manoscritto vi risponderanno in tempi molto brevi (anche perchè non leggono nulla) e vi proporranno dopo numerose adulazioni, un contratto editoriale farcendo il tutto da una frase ricorrente, “Pubblichiamo il tuo sogno”, e dietro questa frase si nasconde tutta la filosofia adulatoria che porta poi ad una richieta di denaro, che potrà essere anche sotto forma di obbligo ad acquistare un certo numero di copie, e molti vi faranno pesare il fatto che vi forniscono il codice Isbn, che in ogni caso ha un costo irrisorio, e questo è bene che si sappia. Ma nessuna di queste aziende che sono solo stampatrici, vi dirà mai che il vostro libro obbligatoriamente deve esssere registrato per legge alla Bibblioteca Nazionale di Roma Firenze ed essere inserito nel Catalogo Nazionale. Difficilmente lo faranno, ma la responsabilità legale ricade sull’autore e non sulla casa editrice che dovrebbe svolgere questa mansione su delega dell’autore medesimo. La leva psicologica usata è la voglia di pubblicare, per egocentrismo, per appagare le proprie aspettative per poi vantarsi con amici e parenti di essere diventati scrittori, nascondendo il fatto di aver pagato. Bene se le summenzionate non sono da considerare case editrici, neanche i loro clienti sono da considerarsi scrittori, e non lo saranno mai. Per fortuna, di Case Editrici classiche ve ne sono molte e anche serie,oneste e preparate a ricevere il vostro manoscritto e valutarlo. Molto probabilmente verrà scartato ma senza dubbio qualcuno dell’uffucio editing e valutazioni lo leggerà e vi comunicherà l’esito finale,presto o tardi, anche perchè una casa editrice riceve in media , anche se è una piccola realtà, 20/50 manoscritti al giorno, e questa mole di lavoro ha bisogno di tempo per essere smaltita e dare delle risposte professionali, negative o positive che siano. Una volta individuata la/le case editrici a cui rivolgersi, bisogna sapere come comunicare la propria proposta, che nell’era digitale viene inoltrata normalmente a mezzo e-mail. E’ utile sapere che il manoscritto deve essere inviato con un file in versione editabile e non pdf, bisogna inviare il file intero e non una parte del manoscritto per la paura che venga “rubato”. A questo proposito i molti timori di vedersi sottratta la proprietà intellettuale, sono inutili, in quanto è sufficiente salvare la mail comunicata e si può benissimo dimostrare la prorietà intellettuale. Come è inutile depositare copie alla SIAE, infatti con il sistema ISBN tenuta dall’apposita agenzia ISBN tale registrazione risulta inutile e costosa e non risolve il problema della certificazione della proprietà intellettuale che in ogni caso è tutelata da apposite leggi dello Stato. I file da inviare devono essere sostanzialmente tre, uno per il manoscritto, uno per la sinossi e uno per una breve biografia letteraria dove siano visibili gli elementi per un contatto, (Nome Cognome, indirizzo e telefono, indirizzo posta elettronica). Bisogna dare la possibilità a chi vi valuta di conoscervi il meglio possibile e di farsi una opinione su di voi oltre che su quello che scrivete. La documentazione deve essere accompagnata da un breve messaggio introduttivo, che in alcun modo non deve avere un tenore di saccenza o vantarvi di aver già pubblicato con tizio o con caio, in quanto questo non è una nota di merito ulteriore, chi vi valuta lo fa sulla base del manoscritto ricevuto e non su quello che avete già pubblicato, specie se specificate il nome dell’editore precedente che il più delle volte per quanto riguarda autori emergenti, sono editori a pagamento. L’Editore che pubblica dietro compenso, non può essere indicato come esperienza pregressa o motivo di vanto da mettere sul piatto del negoziato editoriale, l’editore a pagamento pubblica qualsiasi corbelleria editoriale purchè venga pagato per questo, quindi tanto vale non nominarlo nemmeno. Potrà essere utile sapere che un manoscritto di un testo di narrativa in media consta di 100-150 pagine, che corrispondono a circa 80-110 pagine Word (formato A4) mentre libro viene stampato su file pdf(formato A5) quindi più piccolo. E’ inutile quindi presentarsi con manoscritti da 30-50 pagine che sarebbero poi solo delle storielle impubblicabili per una CE non a pagamento , mentre per una EAP lo pubblicherà senza dubbio,basta pagare. Per quanto riguarda le silloge poetiche, indipendentemente dai contenuti, dovrebbero contenere in media 60-80 componimenti poetici, liriche o prose, mediamente di 30 versi per le poesie, mentre per le liriche o la prosa non vi è un limite stabilito, anche perchè si suppone che l’autore ,poeta o narratore sia a conoscenza della differenza tra lirica poesia e prosa.Inutile presentarsi con 10 – 20 componimenti, risulterebbero non pubblicabili. I motivi di questa mancanza di requisiti alla pubblicazione sono semplici e vanno individuati sui problemi di stampa che ne derivano. Stampare un libro vuol dire che bisogna creare un “vestito ” su misura, tale vestito prende il nome di copertina fronte, e quarta di copertina, retro. In mezzo alle due parti vi sta il “dorsetto” che è quello spazio che racchiude il numero delle pagine e lo ingloba nella copertina fronte e retro e questo “dorsetto ” varia in funzione delle pagine. Se voglio stampare un libro di 30 pagine, il dorsetto sarà talmente sottile che non potrà essere fatto e non potrà neppure esssere rilegato, con una classica brossura fresata che normalmente si usa. In poche parole il vostro librettino dovrà essere “graffato” e risulterà un opuscoletto, anche bruttino alla vista e poco attraente. Tutte queste informazioni serviranno a chiunque voglia inviare un manoscritto ad una casa editrice e sapere poi il perchè non viene accettato, non serve indignarsi od oltraggiare il vostro interlocutore, serve invece studiare, aggiornarsi ed imparare a scrivere con cognizione di causa. La scrittura è una cosa seria ed è un’arte che non si improvvisa, ma si può acquisire, con volontà e impegno!
“Borgo D’Autore” é un festival dedicato al libri e alla letteratura che si svolge nel centro storico di Venosa (PZ) con lo scopo di valorizzare e promuovere il patrimonio culturale e artistico, le bellezze naturali e storiche di una città dalla storia millenaria. Venosa è la patria di Orazio poeta romano. Quintus Horatius Flaccus nacque a Venosa l’8 dicembre del 65 a.C. e morì a Roma il 27 novembre dell’8 a.C. Venosa era una colonia romana fondata in posizione strategica tra Apilia e Lucania, allora in territotio Dauno, ora Basilicata. L’evento mira anche ad appassionare il pubblico alla lettura e a trasmettergli l’amore per la cultura letteraria. Il Borgo antico di Venosa racchiude al suo interno svariati elementi di interesse storico, artistico ed architettonico e ben si presta , dunque, come scenario per iniziative di promozione alla lettura ed eventi legati al libro. La sua dimensione raccolta, oltre a consentire al pubblico di spostarsi a piedi da un appuntamento all’altro, permette di avvicinare lettori e autori,annullando le abituali distanze e recuperando il piacere del dialogo, dello scambio, e della conversazione.
da-www. borgodautore.com
Nonsolopoesie Edizioni sarà presente a tale evento assieme alle proprie pubblicazioni dove i lettori presenti e futuri potranno visionare i libri editati, scoprirne le storie ed assaporarne i contenuti il tutto in quattro giorni dove tutto lo staff di Nonsolopoesie Edizioni sarà a disposizione anche di autori emergenti lucani che abbiano voglia di mettersi in gioco e di proporre la valutazione dei loro lavori. Ringraziamo l’organizzazione nella persona del Responsabile organizzativo Sig. Pasquale Cappiello e di tutto lo staff dell’Associazione Culturale ” Il Circo dell’Arte” per averci consentito di partecipare.
Venite a Venosa “Borgo D’Autore 1° Giugno-4 Giugno 2023
Parlare di poeti dimenticati, vuol dire necessariamente fare un passo indietro nel panorama storico letterario, come riesumare una salma, analizzarla e con fare antropologico riscoprirne i valori. Ogni artista è testimone del proprio tempo e spesso lo è anche per le generazioni a venire, che a distanza di decenni si riscoprono attuali. E’ il caso di Pompeo Bettini( Verona, 1 Maggio 1862- Milano, 15 dicembre 1896). Scrittore, drammaturgo, poeta e traduttore. Artista completamente autodidatta, nato gracile e deforme a causa di una malattia e costretto da problemi di salute e lutti famigliari ad interrompere gli studi, trovò lavoro giovanissimo presso lo stabilimento tipografico Sonzogno che divenne poi la casa editrice tuttora in attività . Di Pompeo Bettini non vi sono molte immagini, se non consideriamo quelle che appaiono sulle copertine delle varie pubblicazioni.
Poeta e scrittore di idee socialiste, fu amico di Filippo Turati e collaboratore della sua rivista “Critica Sociale”. Tradusse dal tedesco il “Manifesto del Partito Comunista” di Marx e Engels che uscì nella rivista Lotta di classe nel 1892. Insegna gratuitamente in una scuola per figli di muratori ed aderisce a molte iniziative sociali che alterna alla scrittura. Le sue poesie uscirono postume per la prima volta nel 1897, stampate in un volume su iniziativa della madre in 400 copie rimaste pressocchè invendute. Solo nel 1947 furono riscoperte da Benedetto Croce che ne curò l’introduzione (le Poesie di Pompeo Bettini- Bari-Laterza 1942)Fu proprio Benedetto Croce a definire la lirica di Bettini genuina e necessaria. Al Bettini viene attribuita una anticipazione della tematica crepuscolare ed ermetica oltre alla contemplazione idillica del trascorrere del tempo e ad una angoscia esistenziale di fondo. Gilberto Finzi ( Mantova 1927-2014 Poeta , Scrittore e Critico) lo definì un post- scapigliato che si differenzia dalla maggioranza degli esponenti di tale corrente, per la sua smaliziata ironia. Fu anche autore di commedie come I Vincitori (1894) un dramma pacifista di ispirazione risorgimentale ripreso e poi tradotto in dialetto milanese da Ettore Albini( 1869-1954) con il titolo la guèra edito nel 1896 con la prefazione proprio di Filippo Turati. Nel 1890 con Sonzogno pubblica La Toga del Diavolo ripresa con un nuovo titolo Poesie e Prose addirittura nel 1970 edito da Cappelli -Bologna a cura di Ferruccio Ulivi. L’opera e il pensiero di questo artista si coniuga e si collega obbligatoriamente al periodo storico post-risorgimentale e all’Unità d’Italia. In una nazione nascente che si apprestava a fare il salto economico e sociale, da una economia prettamente agricola e latifondista ad una economia industriale al passo con le altre nazioni europee, e in un contesto in forte cambiamento Bettini comprende subito l’importanza dell’istruzione delle masse popolari, anche attraverso il suo lavoro di correttore bozze presso Sonzogno. Egli si rende conto di quale importanza può avere l’istruzione e la cultura in quel periodo di quasi fine secolo ottocento, per l’emancipazione delle masse popolari, contadine e operaie. Solo pochi anni prima era stata rivista l’obbligatorietà scolastica che portava a quattro anni l’istruzione elemntare (riforma Casati) di cui solo il biennio era obbligatorio, ai cinque anni della legge Coppino, con obbligo per il triennio. A dimostrazione del suo impegno in tal senso e a testimoniare quanto l’istruzione sia fondamentale e al senso formativo che il giovane Bettini dava al suo modesto impiego di correttore bozze, vi sono le sue pubblicazioni del 1899 Il Viaggiatore poliglotto, vocabolario per la pronuncia dei principali nomi geografici non un libro o manuale ma un semplice opuscolo divulgativo scritto nel modo più semplice possibile, proprio a dar la possibilita di lettura a dei fruitori, come dire, non proprio istruiti. E nel 1891 pubblicava con la Tipografia degli operai di Milano due manuali divulgativi, L’Unità ortografica nelle tipografie Italiane e Il correttore nella tipografia moderna. Bettini attraverso le sue attività partecipa attivamente (assieme ad altri giovani autori,tra cui una giovanissima Grazia Deledda) al quel clima di rinnovamento culturale itaiano che avrebbe portato, non senza ambiguità e contraddizioni, nei primi anni del Novecento, al superamento di quei limiti espressivi di una poesia che aveva perduto nel trascorrere dei secoli, insieme alla chiarezza interiore, il rigore e la coerenza morale. Il Bettini non è stato solo un poeta ma anche uno scrittore dedicandosi alla narrativa e a testi teatrali. Nelle sue poesie sfoga una sua profonda disillusione irrigandola di amarezza nei confronti del futuro. Si serve di immagini topiche , quindi non punta all’originalità per illustrare il contrasto tra l’idilio, la malinconia e l’oscuratezza per descrivere la finitezza e la incompiutezza dei nostri progetti di fronte al trascorrere inesorabile del tempo. Pompeo Bettini visse solo trentaquattro anni e venne sepolto nel Cimitero Maggiore di Milano, poi i suoi resti vennero trasferiti in una celletta funebre.
Restare chiusi in casa durante la pandemia ha reso le giornate degli italiani tutte uguali e molte persone hanno subito un rallentamento anche psicologico dello scorrere del tempo,un fenomeno in periodi normali associabile alla depressione. nel primo periodo la pandemia aveva cambiato tutto, mercoledì o domenica erano uguali, come gli altri giorni della settimana. La monotonia, in alcuni soggetti è stata intorpidente, ha stravolto la prcezione del tempo. Diverse altre persone hanno occupato quel tempo in modo naturale, riflessivo e se vogliamo produttivo, il senso del tempo se impegnato bene è legato al benessere. Antonella Carpentieri, ha occupato parte del suo tempo a costruire parola per parola, rigo per rigo, una gradevolissima sillogie antologica di elette poesie sapientemente strutturate. Ognuno di noi ha utilizzato il lungo periodo del look down in modo diverso. Antonella, avvalendosi della sua intimità intellettuale, senza porsi obbiettivi specifici, ha “sfruttato” il dono dell’intimo ascolto con la sua anima. la penna è stato il volano della parola che ha trasferito
su fogli di carta bianca, come lerive dei nudi mari tropicali, sapienti versi che ora sono diventati poesia per le nostre orecchie. un saliscendi di emozioni virtuali. Un viaggio a ritroso nelle corde della sua vita che ne ha ispirato gli esaltanti versi, tirato fuori un emozionante dialogo personale tra se stessa e la sua intimità. un viaggio nel tempo pur rimanendo immobile, ha reso dotta la mente della poetessa in un interessante sogno mai vissuto e per questo mai realizzato. la poesia ha la capacità di trasferire al lettore le gioei e i dolori di chi scrive, basta leggere con la mite calma dell’innaturale forzatura vissuta in quei lunghi e tremendi mesi. mentre i mass media annebbiavano le menti delle persone con “bollettini” elencando ora dopo ora le migliaia di vittime del Covid 19. Antonella esorcizzava il suo tempo arroccata nei rivoli dei suoi pensieri. ” La Mobilità dei Silenzi” non è un titolo banale, va letto analizzando le sfaccettature delle parole. I silenzi che si muovevano con l’energia intellettuale di una donna da sempre predisposta all’ascolto degli altri e per questo anche lei bisognosa delle sue propulsioni, hanno prodotto una eccellente raccolta di settantasei poesie che rispecchiano l’ardore di una donna emotivamente forte. Vincere, perdere, ridere, piangere ,abbracciare ed emozionarsi, o chiudere gli occhi in solitudine. la vita in quei giorni è stat un cielo infinito che scorreva più lenta del tempo. Come la vita e l’amore, anche i silenzi parevano eterni, ma che in realtà non lo sono stati. la vita è un duro equilibrio tra il trattenere e il lasciare andare, una legge che nessuno ci ha ci ha insegnato e per cui non siamo preparati, ma che ci tocca imparare col tempo, da soli. Sin da bambini siamo protaginisti di eventi che nci segnano per sempre e impariamo. Gli amici che ad un certo punto non abbiamo avuto più notizie, la moret di un familiare o di un amico, oppure la perdita di un animale domestico, una separazione dolorosa per cui non vi è soluzione. la vita si regge su equilibri tra il dare e il togliere, e avolte ci mette di fronte a distanze che non possiamo colmare, perdite con cui dovremo imparare a convivere in un processo di crescita personale nei più assordanti silenzi. Il dolore della perdita è in realtà un valore dato da tutto l’amore che abbiamo riservato. Nessuno pange la mancanza di qualcosa che non ama,nemmeno sente un vuoto quando perde qualcosa che non ha mai sentito dentro di sè. In questo equilibrio vitale dunque, è necessario riconoscere prima di tutto ciò che per noi ha valore,la nostra vita. Mi ritengo fortunato e allo stesso tempo affascinato da tanta bellezza, i versi di Antonella Carpentieri è come fare un viaggio ad occhi choisi nell’interminabile e misterioso mondo che la vita ci regala.
Il giorno 22 novembre 2022 Nonsolopoesie Edizioni ha dato alle stampe il nuovo libro di Patrizia D’Urso “Natalino” . Una fiaba di nuova generazione, dove i messaggi veicolati fanno di questa favola non solo un testo adatto a piccoli lettori di età compresa dai 4 ai 10 anni, ma un vero e proprio strumento educativo. Una lettura assistita dove i genitori, zii, tate, educatrici e chiunque interagisca con i piccoli potranno raccontare l’avventura di “Natalino”, l’apprendista Babbo Natale che ha un grande dono, leggere nell’animo e nel cuore delle persone, esaudendo i loro desideri,anche i più reconditi. Amicizia e solidarietà come punto di forza per superare tutte le difficoltà e le amarezze. Noi che siamo cresciuti con le favole degli Andersen e dei fratelli Grimm non possiamo non notarne la differenza e l’evoluzione di una favola moderna. La domanda però che ci facciamo tutti riguarda il perchè raccontare ancora le favole ai nostri figli e nipoti, anzichè come accade sovente proporgli la visione di un cartone animato piuttosto che un gioco elettronico? La risposta risiede nell’idea di educazione che ogniuno di noi ha. Leggere un libro in generale o più in particolare una favola parlando di giovani e giovanissimi lettori, sviluppa la fantasia, cioè stimola la partecipazione alla storia e il coinvolgimento emotivo, per una narrazione che lascia spazio alla fantasia,cosa che un cartone animato proposto in televisione, rappresenta un prodotto già pensato e progettato, lasciando meno spazio alla fantasia e alla singola partecipazione. Leggere una favola quindi non è solo un modo per tenere occupati figli e nipoti ma unvero momento educativo dove adulti e bambini condividono momenti e spazi comuni. ” Natalino” di Patrizia D’Urso ne è un valido esempio, una narratrice di favole, già maestra delle scuole primarie, di favole ai suoi piccoli allievi ne ha raccontate per tutta la sua vita professionale e questa opera nasce proprio dalla sua esperienza educativa. Il libro si presenta poi in una veste adatta allo scopo, con una copertina cartonata e stampata a colori, che con i suoi 17 per 21 cm , si adatta ad una lettura condivisa.Non è solo un libro natalizio ma una narrazione valida tutto l’anno ed è ordinabile in tutte le librerie e sul web in tutti gli store digitali, ad un prezzo di Euro 25,00 che merita a pieno titolo un piccolo investimento sulle nuove generazioni di lettori e lettrici. Attualmente è in pieno svolgimento una campagna promozionale che prevede presentazioni in presenza nelle scuole e nelle biblioteche, supporato da una adeguata campagna stampa locale e nazionale. Per maggiori informazioni si può contattare direttamente la casa editrice Nonsolopoesie Edizioni.
E’ in uscita a breve il nuovo romanzo di Massimo Pescara, Le Inchieste di Alberto Landini-Il Sistema- edito da Nonsolopoesie Edizioni. Un thriller di alti contenuti emotivi e narrato con ritmi intensi e veloci che incolleranno letteralmente il lettore alle pagine di questo libro. Il personaggio principale di questa vicenda è Alberto Landini, un giovane articolista con la passione del giornalismo investigativo. Giovane,bello e intelligente, laureato in scenze delle comunicazioni a pieni voti, un master in giornalismo, a tratti data la sua giovane età un pò ingenuo e guascone, con la capacità di infilarsi in situazioni più grandi di lui, non si capisce bene se sono i guai a cecare lui oppure viceversa. Lo contraddistingue una curiosità morbosa e l’amore per la verità, con doti investigative naturali non indifferenti, un certo sesto senso istintivo che fanno di lui un buon segugio. In questo thriller intenso, che proprio dal termine sistema prende non a caso il titolo, gli scricchiolii si avvertono subito, quasi ad apertura di pagina, grazie agli squilli,lunghi, insistenti e inopportuni, con cui Alberto Landini viene trascinato nel vortice di una vicenda losca e intricata. Un giubotto militare immacolato, addosso ad un uomo massacrato e coperto di sangue, un paio di scarpe di lusso ai piedi che stonano con lo squallore della scena del crimine sollecitano la voglia del cronista ma anche del lettore di scoprire come siano andate veramente le cose. una storia stupefacente dove oltre al protagonista giovane e curioso, appaiono in gran spolvero politici manovratori poliziotti corrotti affaristi rampanti, il tutto condito da traffici illegali dove persino i servizi segreti giocano il loro ruolo. Potrebbe sembrare una fotografia scattata all’insaputa della nazione Italia negli ultimi decenni. Ma naturalmente tutti i personaggi di questo losco affare sono chiaramente il frutto della fervida fantasia e immaginazione del suo autore che anche per ragioni anagrafiche ha attraversato, tra realtà e fantasia gli avvenimenti degli ultimi quarant’anni del Bel Paese. Ed è proprio il sistema basato su affari e malavita organizzata sistema politico corruttivo e corruttibile, il sistema degli intoccabili che tra risatine e battutine fanno sapere “se l’era andata a cercare” quando Peppino Impastato fu trovato trucidato sui binari ferroviari. Cercare la verità e indagare vuol dire fare i conti con torbide realtà molto piu grandi di questo giovane articolista che anno più o anno meno ha la stessa età del suo collega massacrato e lui le scarpe di lusso ai piedi non le aveva.
Le inchieste di Alberto Landini-Il Sistema- sarà reperibile in tutte le librerie e in tutti gli store digitali a partire dal 10 Novembre 2022 ottima occasione per regalarlo ad altri ma anche a se stessi.
Nonsolopoesie Edizioni ricerca proprio te,che tu sia uno scrittore emergente o uno scrittore di maggior spessore.Siamo alla ricerca di Inediti da valutare e pubblicare .
Nonsolopoesie Edizioni non è una casa editrice a pagamento e il tuo manoscritto verrà letto e valutato e se ritenuto valido sarà pubblicato e reso disponibile ed ordinabile in tutte le librerie fisiche e digitali anche all’estero.Nulla verrà richiesto all’autore nè somme di denaro nè tanto meno obbligo di acquisto copie.
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per invio manoscritti corredati da breve sinossi e biografia letteraria
Una raccolta di poesie scritta qualche anno fa e come tutte le poesie che non smettono mai di essere “di moda” si fanno leggere e rileggere .
Certamente le poesie non invecchiano mai specialmente le poesie d’amore ma non solo.
Non vi parlo di semplici poesie ma di racconti di vita vissuta di stati d’animo palpitanti che trasudano emozioni.Una lettura che vuoi regalarti quando senti il bisogno di coccolarti il cuore.L’amore non lo puoi descrivere se non lo hai provato,vissuto,respirato e se non fa parte di te.I sogni dell’anima come una fotografia istantanea del nostro cuore ,lo specchio della nostra anima,il sogno desiderato e volte inaspettato di un amore travolgente che ti cambia la vita che ti prende e ti trascina prepotentemente su percorsi fino ad allora sconosciuti.Un sogno che vuoi vivere fino in fondo ,abbiamo bisogno anche di questo.
Abbiamo bisogno di sognare perché fino a quando avremo un sogno da rincorrere avremo una vita da vivere.
Puoi provare queste emozioni leggendo questa raccolta di novanta poesie ,le potrai leggere come vuoi e quando vuoi ,magari alla sera quando sentirai la voglia e il bisogno di accarezzare il cuore ,prendi in mano il libro che hai appoggiato sul comodino e ….sogna.
Sebbene la nostra lingua ufficiale derivi dal fiorentino,i dialetti rappresentano le diverse realtà geografiche.Il dialetto deriva dal greco Dialekos che significa colloquio,disputa, ovvero l’idioma parlato in diverse zone geografiche. Il dialetto e le sue espressioni è stato notoriamente considerato un idioma inferiore,con un linguaggio limitato,con un vocabolario ridotto,con forme grammaticali scorrette e ritenuto quindi inferiore alla lingua nazionale.È interessante dal punto di vista storico oltre che dal punto di vista socio -culturale e antropologico, l’origine di tali idiomi.Le origini si perdono nei meandri della storia e per una nazione come la nostra che per secoli è stata una terra di conquista e che le dominazioni anche in epoca pre romana si sono susseguite,tutte hanno lasciato la loro impronta,un segno tangibile per tutte le generazioni che di sono susseguite nel corso dei secoli.Dall’architettura araba e spagnola,passando per i greci e i turchi,l’arte barocca e medioevale ,tutti hanno lasciato tracce del periodo in cui hanno occupato la penisola italica ,tracce e capolavori che ammiriamo ancora oggi.Anche il dialetto è una traccia di un passaggio storico,se si pensi al dialetto sardo che è un insieme di spagnolo e genovese antico ,il dialetto corso ha origini simili ed è così per tutti i dialetti ,segni tangibili di passaggi storici.Il dialetto quindi rappresenta la cultura di una determinata area geografica ed anchè le espressioni poetiche di tali zone sono da considerarsi come espressioni culturali delle medesime,dove narratori e poeti hanno saputo attingere proprio dal dialetto le loro opere.Dialetto quindi,come lingua di poesia,la quale permette di esprimere situazioni che avrebbero un diverso impatto se raccontati nella lingua ufficiale.La lingua dialettale è visivamente ricca di espressioni che hanno una valenza musicale ed armonica.Penso anche alla musica dialettale,in grado di far vedere in musica e con un testo dialettale,un mondo,che se la stessa opera venisse riproposta in lingua ufficiale,perderebbe di gran lunga quella musicalità e quell’impatto visivo.Nella produzione letteraria dialettale,prevalgono contesti politici e sociali,cultura popolare,la capacità di narrare luoghi e situazioni particolari.Un po’ in tutte le aree geografiche la poesia dialettale si è imposta come realtà è si è precostituita come memoria popolare che sfiora il folklore,ma a mano a mano che si allontana proprio dal folklore e più acquisisce consapevolezza di arte visiva e musicale.La storia di tale arte ci consegna autori e poeti che sono testimoni del proprio tempo.Penso ai milanesi Carlo Porta e Giuseppe Gioacchino Belli due autori del romanticismo italiano essenziali per la loro produzione poetica in dialetto.Non voglio in questo ambito analizzare le varie differenze dialettali,basti solo registrare che vi sono stati moltissimi poeti di tutte le zone geografiche,ed ognuno con le proprie espressioni con radici storiche ben precise.Mi limiterò al ricordo di alcuni che come al Porta e al Belli hanno lasciato la loro impronta nella storia e nell’arte poetica dialettale. Penso al Trilussa al secolo Carlo Alberto Camillo Mariano Sallusti,noto per le sue composizioni in romanesco,poeta scrittore e giornalista,senatore del Regno scomparso nel 1932 . Non è possibile parlare di poesia dialettale senza citare gli autori napoletani come Giuseppe Capaldo (1883-1919)Libero Bovio(1883-1942) Principe Antonio De Curtis in arte Totò piuttosto che Eduardo De Filippo fino ai più contemporanei ,e tutti hanno messo al centro della loro arte poetica,la comunicazione di quel loro essere napoletani e campani ,fatta di espressioni e di consuetudini tipiche ed uniche.
Si è già detto che la poesia dialettale si è numerose volte prestata ad interpretazioni musicali proprio per le sue caratteristiche di armonia e arte visiva ,oltre che trasmettere emozioni e nulla ha da invidiare alla poesia in lingua ufficiale,in quanto espressione di cultura,storia e portatrice di quell’antropologia locale,in grado di essere tramandata di generazione in generazione.
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La storia che vi voglio raccontare è la storia di un bambino di circa otto anni e comincia molti anni orsono in un Italia, immediatamente dopo il secondo periodo bellico.Siamo a cavallo della fine degli anni quaranta e gli inizi degli anni cinquanta del secolo scorso ovviamente.Questa storia è ambientata ad Alcamo ,provincia di Trapani Sicilia occidentale .Vi voglio parlare di un bambino che si svegliava tutte le mattine alle quattro per andare a lavorare come barista in un caffè del centro.Quel bambino ora è un Signore attempato di settantasette anni Poeta e Scrittore il suo nome è Vito Bologna in arte Alcamese e lo ringraziamo per averci raccontato la sua storia che è una storia di emancipazione ,perché da essere un bambino analfabeta a diventare un poeta e uno scrittore apprezzato vi è molto spazio,e questo spazio bisogna riempirlo con caparbietà e determinazione,capacità di apprendere dando libero sfogo a quella voglia di sapere,di voler uscire da una situazione di analfabetismo che all’epoca raggiungeva percentuali altissime anche per una Italietta in fase di sviluppo.La storia diAlcamese per fortuna non è la sola,penso a Gavimo ledda che da bambino pecoraio e analfabeta si laureò in lettere con una tesi in Guttologia e che poi scrisse il libro Padre Padrone .Penso a Giuseppe Di Vittorio che da contadino pugliese fondò una grande associazione di lavoratorila Cgil .Ma quante storie sono rimaste sommersee la storia di Alcamese è una di quelle.
“Cominciai a scrivere verso la fine dell’immediato dopoguerra-ci dice-in Sicilia vi era la fame e i più poveri non mandavano i figli a scuola ,erano costretti a mandarli a lavorare e per mia sfortuna io ero uno di quelli.”
Alcamese si è dovuto arrangiare per imparare a leggere e scrivere,grazie anche al Medico del paese che gli ha fatto da Tutor spronandolo a fare sempre meglio .Ho iniziato a scribacchiare intorno ai nove o dieci anni per riuscire ad imparare a leggere e scrivere,a scuola non andavo ma mi svegliavo fin dall’età di otto anni alle quattro del mattino per andare a fare il ragazzo di bottega al bar del centro-continua Alcamese- e l’ho fatto fino all’età di ventidue anni.Leggevo tanto, tutto quella che mi passava sotto gli occhi,scrivevo in continuazione fino al giorno che mi resi conto di scrivere in rima.Le mie poesie sono uscite da sole dalla mia testa e dal mio cuore.Alcamese nel 1966 ,a ventidue anni emigra negli Stati Uniti , impara l’inglese si sposa con Margaret ,che assieme ai figli Mike e Robert e ai suoi cinque nipoti gli riempiono la vita .Oggi è un signore di settantassette anni e vive a Monroeville Pennsylvania ma la voglia di scrivere è irrefrenabile e pubblica la sua raccolta poetica.
Alcamese-Poeta per caso-
Poeta per caso,lui si definisce così, liriche dedicate alla sua terra di origine,Sicilia e Alcamo in particolare con cui-ci racconta-intrattiene un rapporto di costante collegamento ideologico e culturale,fatto di forti legami legati ai ricordi dei sui primi ventidue anni e poi,dopo il tema della nostalgia che lo porta a pubblicare la sua seconda raccolta .
Alcamese-cuore d’Emigrante-
Alcamese ci dice che tutto quello che scrive passa dalla Sicilia e dopo sessantacinque anni ricorda ancora le vecchie storie di paese,il ricordo si impone e comincia a scriverle adattando ad una forma poetica,per quello che mi riesce-aggiunge Alcamese-ma noi sappiamo che leggendo le sue poesie gli riesce benissimo.
La sua scrittura è scorrevole,con rime baciate e a volte alternate,ci racconta le storie che ci affascinano di più,e come un cantastorie ottocentesco ci tiene incollati ai suoi libri e a suoi versi,pagina dopo pagina,verso dopo verso.Alcamese negli States è più conosciuto che in Italia,intervistato da Sal Palmeri nella sua rivista radiofonica New York New York emittente statunitense che si occupa di cultura a trecento sessanta gradi,quindi libri ,musica spettacoli oltre che di informazione .Molti Blogger culturali si sono occupati di lui oltre a numerose testate giornalistiche
Perché ho voluto raccontare questa storia,?Perché è una delle tante storie sommerse di una italianità che matura prepotentemente proprio quando si è costretti a vivere lontano dalle proprie terre,nostalgia e amor di patria si fondono in un unico termine ,Italia .Io che per anni ho vissuto tra Francia e Regno Unito posso riuscire a capirne parzialmente il significato.Ho conosciuto il Poeta per via epistolare e mi ha onorato di questo racconto nella speranza di,un giorno,poterlo incontrare personalmente e ringraziarlo per questo esempio di vita.
Le sue raccolte di poesie le si può trovare in tutte le librerie online .
Poeta per Caso -Alcamese -Kubera Edizioni
Cuore d’Emigrante-Edith&Manhattan Edizioni
Ma per chi non ha molta confidenza con il web li può trovare e prenotarli in una delle 4500 librerie italiane ed averle in pochi giorni.Lascio ora al lettore il giudizio
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Era il Gennaio 2019 (se ben ricordo) che dalle pagine di nonsolopoesie ci siamo occupati di Antonella Spinosa -scrittrice per passione- era il periodo del suo Se tu esisti…io esisto.
Antonella Spinosa
Antonella Spinosa Scrittrice e Poeta partenopea ha un curriculum letterario di sicuro interesse e viatico di una carriera brillante.Al suo attivo annotiamo diverse pubblicazioni,inizialmente attraverso il self-publisching con il mio libro.it quali:
La beffa del destino-Legami oltre il Tempo-
Romanzi ma anche raccolte di poesie tra cui
Esisto -Amo -Sogno Pensieri e parole.
Trova con la Casa Editrice kubera edizioni una valida sponda editoriale con cui pubblicare un altro lavoro,Se tu esisti…io esisto con il quale ha ottenuto un successo di pubblico e di critica e a seguire ci emoziona con un altro lavoro Io te e la mia fantasia e sempre con kubera è ora in tutte le librerie fisiche e digitali con la sua nuova opera .Numerose le interviste radiofoniche e televisive tra cui Vox libri canale specializzato in temi editoriali. Recensita dal Mattino di Napoli la sua popolarità è dilagata grazie anche a Melito on Line (testata giornalistica online locale)le ha dedicato un articolo bellissimo in occasione della presentazione di Se tu esisti…io esisto avvenuta a Villaricca (NA) presso il Caffè le Palme.Alcune sue poesie sono presenti in Antologie pubblicate da Aletti editore e anche Oceano Edizioni accoglie alcune sue sillogie in una antologia dedicata.Radio amica con la sua Rivista New York New York condotta dagli studi americani da Sal Palmieri si è occupata di lei.Recensita da moltissimi Blog culturali tra cui il nostro,è stata in grado di focalizzare su di sé e il proprio lavoro l’attenzione di molti operatori di settore.
Voglia di Volare-racconti di donne
Anche in questo ultimo lavoro,il tema amore ed amicizia è il motore principale di questi sei racconti che compongono l’opera.Racconti di donne quindi,sei amiche tra cui esiste un forte rapporto di amicizia e di complicità. Sei storie diverse ma accomunate da un unico filo conduttore,la voglia di raccontarsi.Infatti,Aurora Ester Anita Rosita e Claudia vivono ogniuna la loro vita e le proprie scelte che si accomunano alle storie di molte donne che possono riconoscersi ed immedesimarsi. Tradimento, fedelta’ assoluta oltre il comprendibile,innamoramento ,legami famigliari e violenza domestica sono le situazioni che le protagoniste affrontano quotidianamente,alla continua ricerca della propria identità.Un rapporto complice dove le sei amiche raccontano e ci raccontano il proprio vissuto.Tra loro un legame speciale di complicità che solo delle donne possono stringere,empaticamente,vivendo gli stessi sogni e condividendo le stesse sofferenze.Ma cosa rappresenta per Antonella Spinosa la voglia di volare,nonsolopoesie le ha girato la domanda ,ovviamente.
Per me ,voglia di volare ,ha un significato importante.Non perdere mai la speranza,la voglia di vivere e perdersi nelle proprie fantasie e sogni.La vita spesso ci costringe a tenere bene i piedi per terra-ci spiega la scrittrice-è avere voglia di volare può aiutare ad alleggerire il cammino quotidiano.
Le storie che Antonella Spinosa ci racconta nei suoi libri sono storie di donne ma anche di uomini che vivono nelle loro ambiguità e debolezze ma leggiamo cosa è per lei un rapporto di coppia.
Il rapporto di coppia -ci dice-è un percorso da fare insieme,è tenersi per mano fin dall’inizio rispettandosi, poi il resto viene da sé,comunicare sia dal punto di vista verbale fisico e anche dei silenzi.Confrontarsi e condividere in un crescendo giorno per giorno.
E ancora ,le chiediamo se le sei protagoniste di “Voglia di Volare” e il loro rapporto di complicita’ ed amicizia,di condivisione di storie diverse ma simili,non sia un tentativo di emersione da quell’isolamento culturale che ancora la condizione femminile porta con sé. Antonella spinosa ci anticipa dicendoci che,nonostante siamo nel ventunesimo secolo,il mondo femminile viene condizionato da stili di vita e immagini mediatiche tali da relegare le donne ad un ruolo sempre subalterno al mondo maschile,molto si deve fare ,dire ma sopratutto scrivere, prima che la parità di genere sia completata. Si deve incentivare il coraggio alla solidarietà rispetto a storie di violenze famigliari, vessazzioni di ogni tipo,o altro non escluso i luoghi di lavoro,bisogna riscoprire la Voglia di volare.Antonella Spinosa ci conosce da tempo ormai e questo ci autorizza a chiederle che cosa può essere cambiato in questi ultimi anni sul suo stile di scrittura dopo un successo come Se io esisto…tu esisti e lei non si nasconde a questa critica, anzi conferma che nulla è cambiato nella sua scrittura ,anzi crede sia lei ad essere in qualche modo cambiata avendo maturato la consapevolezza che la scrittura ormai fa parte del suo essere non solo di scrittrice e poeta ma anche come donna.”Ho un rapporto diverso con la scrittura,ma anche con la lettura,più intimo senza dubbio,attraverso la quale riesco ad esprimere le mie emozioni e i miei sentimenti,sogni e dedideri,quelli realizzati e quelli ancora prigionieri di un cassetto, che attendono di essere liberati.
Grazie ad Antonella Spinosa ,scrittrice e poeta, grazie per essere stata ospite di nonsolopoesie e non dimentichiamoci mai di aver voglia di volare.Noi lo abbiamo letto e senza dubbio ne consigliamo la lettura a tutte le donne ma non solo,anche agli uomini,con la speranza che portino ad una riflessione e aduna consapevolezza diversa.
Il Romanzo Voglia di Volare di Antonella Spinosa lo si trova in vendita in tutte le librerie on line ma per chi non avesse confidenza con il web lo potrà ordinare in una delle 4500 librerie fisiche italiane ed averlo in pochi giorni.
Se questo articolo è risultato interessante si può lasciare un commento grazie.